Testi e foto di Heiko Bleher

Introduzione:

l'autore, Heiko BleherE’ sempre una sfida per Heiko Bleher seguire le orme di precedenti esploratori, e tracciare con linee personali quello che fu descritto essere stato trovato in aree remote, pesci mai visti vivi e/o che non sono mai stati fotografati da vivi. Sovente non si conoscono nemmeno i loro colori, perché ci rimangono soltanto esemplari conservati. E la sua missione a volte è quella di uscire e cercare proprio questi pesci conosciuti solo da scienziati o censiti in pubblicazioni scientifiche, per avere un quadro reale di cosa abbiamo sul nostro pianeta e perché no? Portare tra la gente e all’attenzione degli studiosi molti di questi animali. La loro etologia, riproduzione e se possibile introdurli nell’hobby più bello ed educativo del mondo: l’acquariologia (nel cui mondo l’autore può vantare l’introduzione di oltre 4000 specie..)

Era una bella giornata a Sarlat, che considero la più bella città della Francia, nella Dordogna. Seduto in questa splendida residenza appena fuori le mura della città, immerso nel verde di piante, alberi e bonsai, ero a pranzo con Jacques Géry e sua moglie Georgie. Lei serviva del paté di foi gras entier du (fegato d’oca intero) accompagnato da ottimo vino rosso, mentre Jacques mi parlava di Everett Nathan Pearson, uno studente dell’Ittiologo germano-americano Carl H. Eigenmann (1863-1927) uno dei più talentuosi e stimati uomini nel mondo dell’Ittiologia a livello mondiale (per me attualmente è Jacques Géry, alla pari). Jacques mi chiedeva perché non mi ero mai recato nella Yungas del versante orientale delle Ande in Bolivia. Sarebbe stata secondo lui una spedizione di ricerca molto interessante da fare. Pearson, durante la Mulford Expedition nel 1921-1922*, aveva raccolto 6775 specie, di cui Caraciformi (la passione di tutta la sua vita)costituivano circa il 50% del “bottino” e 77 su un totale di 155 specie, ivi presenti. Mi diceva inoltre che Pearson aveva trovato 25 nuove specie e scoperti 2 nuovi generi, che non si erano mai visti in vita.

Naturalmente riuscì ad accendere in me una mostruosa curiosità, perché ero già stato svariate volte in Bolivia, ma mai nella regione menzionata. L’unica altra persona che si era recata in quella regione per lavoro di ricognizione era stata Perugia, che poi pubblicò a Genova, Italia, il resoconto di una classificazione di circa 200 specie il Prof. Luigi Balzani (Gymnogeophagus balzani) trovato in Bolivia. Rappresentavano 37 specie, di cui 5 provenienti dal Marmoré, e 32 dal Beni, nella Yungas. Haseman ha raccolto anche in Bolivia, ma solo nella regione Marmoré/Guaporé, non nella Yungas o lungo pe pendici orientali. A quel punto ero curioso di vedere alcuni di questi generi in vita, principalmente perché avevo appurato che nessuno di questi era stato mai fotografato dal vivo, o ancor meno raccolto e mantenuto in vita.

Il passo successivo che mi ricordi fu salire su un aereo DC 10 Varig, da Milano alla volta di São Paulo a La Paz, la capitale più alta del mondo che mi stimola reminiscenze infantili. Una cosa era successa lì, che non dimenticherò mai. Dopo essere usciti dalla giungla nel 1955 (la prima spedizione di due anni di mia madre in Sud America) Amanda Bleher ha dovuto vendere la sua macchina fotografica Rolleinflex, per racimolare il denaro sufficiente per il biglietto del treno per La Paz-Arica, in Cile. Conobbe un macellaio tedesco, che  produceva parecchia carne suina e prosciutto, e che fiero ci mostrò la sua fabbrica. Ricordo come piccoli pezzi di carne venivano iniettati di un liquido da un suo collaboratore, e come questo liquido riusciva a far lievitare quella carne di 10 volte, così da un chilo di carne otteneva 10 chili di merce vendibile. Sarà per questo che da allora non ho più toccato prosciutto….

Ma ho anche bei ricordi, sebbene il mio cervello allora fosse quello di un bambino, plasmabile, venne scosso da un terribile incidente di un bus tra Santa Cruz e Cochabamba, in cui morirono tutti eccetto la nostra famiglia, ma le ferite che riportammo erano ingenti, io ho avuto centinaia di punti di sutura in testa. Tutte le nostre raccolte di quasi due anni di lavoro andarono perse, tutti i pesci, le piante, insetti ed animali, ad eccezione di Tincho e Pancho (due scimmie cappuccino), Lorita (un pappagallo), Aquila (un’aquila) e Iagarto (un’iguana). In albergo Tincho e Pancho facevano tanto di quel chiasso al ritorno dalla fabbrica del blow-up (come l’ho chiamata io)..che si son presi parte della nostra camera. L’aquila libera in camera lasciò cacca dovunque, tutto il nostro materiale da campeggio sparpagliato sul pavimento, i cuscini distrutti con piume che svolazzavano dovunque. Un inferno. E’ solo una piccola parte delle mie memorie di La Paz….

Ho contattato svariate società di car rental, finché un caro ragazzo non trovò quello che mi serviva, un veicolo Toyota 4WD con pneumatici di riserva e taniche per il carburante di riserva. Finalmente a bordo del veicolo ho dovuto attraversare il chiassoso ingorgo di questa città.

La targa della vettura alla consegna..

La targa della vettura alla consegna..

La targa della vettura alla fine della spedizione

La targa della vettura alla fine della spedizione

 

All’uscita della città tutti i veicoli se devono fermare per l’identificazione personale che viene registrata insieme alla targa delle auto, e alla destinazione. Inizialmente era un’operazione noiosa, ma poi te ne fai una ragione. Nella regione superiore, dalla tarda sera, non smise mai di piovere, e il sole spuntò dalle vette lasciandomi senza fiato: incredibile quello che avevo davanti a me. Nessuna meraviglia che quella strada si chiamasse “carretera de la muerte”, la strada della morte, una delle più pericolose al mondo. La legge è che, anche se in Bolivia la guida è a destra, qui è a sinistra.

Per arrivare alla Yungas bisogna percorrere la strada più pericolosa del mondo

Per arrivare alla Yungas bisogna percorrere la strada più pericolosa del mondo

La spiegazione è chiara, basta vedere dove si finisce se si sbaglia di un niente. In pratica nel profondo abisso della terra.  E basta sbagliare di pochi centimetri….e credetemi: è spaventoso. Ad ogni incrocio un incidente, e ogni uno, due giorni una macchina finisce giù. In alcuni punti la strada di montagna non supera i due metri di larghezza, e se incontri frontalmente una macchina, una delle due deve fare marcia indietro finché non si presenta uno slargo idoneo per lasciarsi il passo. In un pendio che davvero mette paura.

I cartelli parlano chiaro...

I cartelli parlano chiaro…

L’acqua veniva giù dalle montagne alte sulle tettoie dei veicoli quasi costantemente, e pioveva continuamente. Ma sul versante orientale pioveva molto di più, formando strade ripide e fangose alquanto pericolose per i veicoli.

There is also a sign still leaving La Paz, which says: “don’t drive fast, don’t kill; don’t die” this is in reference to the dangerous highway entering.

There is also a sign still leaving La Paz, which says: “don’t drive fast, don’t kill; don’t die” this is in reference to the dangerous highway entering.

A circa 7,500 piedi di altezza, vi era uno specchio d’acqua ai bordi della strada dove iniziai a raccogliere col retino dei tetra interessanti con la bocca rivolta in sù.  Ho smesso però perché calava il buio. La specie era stata descritta da Pearson in un’area inferiore, l’Hemibrycon beni, con la stessa forma del muso, ma con un pattern dai colori diversi. Era interessante dove vivevano quelli ritrovati da me, in corsi d’acqua dal flusso veloce (tormentoso) di questa montagna. Ma era anche interessante rilevare come in altre parti della montagna non vi erano pesci.

...ecco quello che si aveva ai bordi della strada pericolosissima: nebbia...

…ecco quello che si aveva ai bordi della strada pericolosissima: nebbia…

...e giungla

…e giungla

 

Ecco dove dovevo arrivare...

Ecco dove dovevo arrivare…

Ho lottato per sopravvivere tutta la notte guidando senza sosta, perché non vi erano posti per sostare. Il mio livello di adrenalina era sempre al picco massimo, sempre con occhi aperti senza permettermi un battito di palpebra. Dopo circa 150km di guida senza interruzione, da 15,000 a 3,000 piedi di altezza, in prossimità della Yungas, ho trovato uno slargo dove mi son fermato con la macchina dormendo per ore. ..

...e questa la strada..

…e questa la strada..

 

The lowland (268 m above sea level) belongs already to the Bolivian province Beni.

The lowland (268 m above sea level) belongs already to the Bolivian province Beni.

"Las Vegas", nella Yungas boliviana

“Las Vegas”, nella Yungas boliviana

 

Doveva essere mezzogiorno quando un camion si fermò accanto alla mia Toyota chiedendomi: “Necesitar de ajuda?” Hai bisogno di aiuto? Dopo l’episodio del camion, mi son reso conto di essermi svegliato in un autentico paradiso. Centinaia di gigantesche felci arboree, bromeliacee sui rami degli alberi, Heliconiae con le loro infiorescenze lunghe, rosse e gialle lungo tutto il percorso, e tutt’intorno a me orchidee da fiori viola, e una coppia di tucani che danzavano proprio sopra di me. E’ stato bellissimo vedere questo spettacolo, perché non molto più tardi, spicchi di questo paradiso non sarebbero stati sottratti dalla selvaggia deforestazione per far spazio a piantagioni d banani, in queste zone ripide e praticamente inaccessibili. E sono arrivato al check point prima di Caranavi, subito dopo aver attraversato il Rio Kaka. La polizia militare non poteva credere che ho viaggiato da solo. …

Fiori esotici...

Fiori esotici…

..dovunque

..dovunque

 

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Heliconias

Heliconias

....e semi dappertutto..

….e semi dappertutto..

Caranavi è la città più grande, che si sviluppa lungo il fiume Kaka per chilometri. Lì ho trovato un albergo davvero carino a ridosso di una collina.

Ricomincio il viaggio, e devo dire che dopo un tour orribile di dormite sotto fango e pioggia è bellissimo guidare sotto le stelle, col cielo che dopo la pioggia è terso – a tratti ho avuto l’impressione che le stelle fossero venute fuori proprio per me. Nel Rio Jarreli, alle 7:00 del mattino, ho raccolto bellissimi Hypostomus (probabilmente H. bolivianus) e un Asytanax (ricordando che Pearson ne trovò quattro differenti varietà durante la sua raccolta). La vista mattutina qui aveva dell’incredibile, qui, nel bel mezzo del non-so-dove.

Plecostomus (=Hypostomus) bolivianus

Plecostomus (=Hypostomus) bolivianus

La foresta pluviale primaria offre gli alberi ricoperti da piante epifite. E questo spettacolo fino a Yucuma (Yocuma). Questo piccolo insediamento, con un’unica stradina,  mi mostrava che avevo raggiunto la pianura, il bacino amazzonico. Di qui in avanti si potevano vedere intere aree disboscate e capi di bestiame, poche piantagioni di olio di palma e una singola stazione di acquacoltura sponsorizzata da europei, ma fuori servizio, e senza un pesce dentro da almeno 4 anni. Ma fui fortunato: lungo questa strada, polverosa e di 80 km, ho avuto improvvisamente il presentimento (non chiedetemi come mai), che dovevo fermarmi ed entrare nel bosco che era sulla mia sinistra.

Sulla sinistra del mio sentiero gli unici alberi che stagliavano...ho avuto un bel presagio..

Sulla sinistra del mio sentiero gli unici alberi che stagliavano…ho avuto un bel presagio..

Era l’unico posto in cui vi erano ancora degli alberi. .. All’interno di esso, a circa 200 mt dentro, c’era un piccolo lago, quasi uno stagno.  Di circa 10 metri di diametro e profondo non più di 30 cm.  Era una nicchia ecologica completamente autonoma.

Ho notato immediatamente, dalla vegetazione, dall’acqua color tè, dagli insetti che caratterizzavano il posto, che il sole difficilmente poteva penetrare fino a qui. Ho sentito che vi erano dei pesci lì dentro, e ne ho raccolti infatti ben 27 specie diverse. In due “retate” (se penso che Pearson ha impiegato 8 mesi per raccoglierne 155 specie diverse..). Alcune foto di questo habitat:

Camminando nel profondo della foresta..

Camminando nel profondo della foresta..

E dopo pochi metri, uno specchio d'acqua davanti a me...

E dopo pochi metri, uno specchio d’acqua davanti a me…

Foto fatta dopo una settimana, quando dello stagno rimanevano alghe azzurre e pochi cm di acqua

Foto fatta dopo una settimana, quando dello stagno rimanevano alghe azzurre e pochi cm di acqua

Hydrocleys nymphoides

Hydrocleys nymphoides

Nymphoides mycrophylla, splendida pianta che non ho mai visto in acquari

Nymphoides mycrophylla, splendida pianta che non ho mai visto in acquari

 

Coloratissimi insetti come grilli...

Coloratissimi insetti come grilli…

...e ragni...

…e ragni…

 

La scoperta più eccitante per me è stata un piccolo caracide, un gioiello che nuota, che con certezza è una specie scientificamente non descritta. Color oro brillante il corpo, striature nere dal centro in basso, due spot gialli, larghi, uno spot nero, largo, sul peduncolo caudale; occhi color oro e solo 2 cm totali di corpo. Sperando che potremo assicurargli proseguimento.  E c’era un Apistogramma( secondo Steack una nuova specie), una Moenkhausia dallo strano occhio rosso, e una spettacolare Pyrrhulina cf. vittata tra gli esemplari rilevati, che per me è nuova variante.

Una nuova specie di Apistogramma, questo il maschio..

Una nuova specie di Apistogramma, questo il maschio..

...femmina..

…femmina..

 

La strana Moenkhausia occhio rosso...

La strana Moenkhausia occhio rosso…

Is this the real Pyrrhulina vittata? P. vittata

Is this the real Pyrrhulina vittata? P. vittata

La mia tappa successiva era a 33 km da Rurrenbaque, il Rìo Tigre. Pieno di gamberi, qualche astice, granchi, e un altro Astyanax all’appello. E, sotto le rocce, un paio di specie di Ancystrus interessanti, forse A. montana. Pearson ne ha menzionati altri oltre questo in quest’area, cirrhosa, hoplogeny, bufonia and montanus.

Hoplias malabaricus

Hoplias malabaricus

In serata ho raggiunto Rurrenabaque. La città si divide in tre intersezionidei tre maggiori ecosistemi  – le montagne, la foresta pluviale, le pampas. Il risultato è la ricca biodiversità, rivelata nelle descrizioni delle innumerevoli specie selvatiche, mie e di Pearson. La città è inoltre lo scalo principale della Bolivia amazzonica. E per gli ecoturisti questa tappa è perfetta, servita da un aeroporto e a ridosso della foresta amazzonica. Agosto-settembre è il miglior periodo.

Monotocheirodon pearsoni

Monotocheirodon pearsoni

Ho mangiato e dormito aspettando che mi riparassero la macchina. Il giorno successivo avevo la macchina “su strada”, un paraurti si era staccato e con esso un faro, una gomma a terra e una pesante ammaccatura: tutto era stato messo a posto, pronto per ripartire per la prossima destinazione.  Direzione Ixiamas con il versante orientale della montagna sulla mia destra. La strada era orribile, fangosa, piena di buche e pietre, e per strada, disseminate, macchine rovinate. Nacho (il proprietario dell’albergo Beni) mi aveva avvertito che avrei dovuto attraversare fiumi e vette per cento chilometri prima di arrivare a Ixiamas.

Erythinus erythrinus

Erythinus erythrinus

Hoplerythrinus unitaeniatus

Hoplerythrinus unitaeniatus

 

Hypressobrycon amandae

Hypressobrycon amandae

Per tutto il giorno non ho fatto che raccogliere pesci in buche e specchi d’acqua lungo la strada, raggiungendo infine Tumupasa, nel primo pomeriggio. Qui tutto sembra essere rimasto intatto da 80 anni, è tutto come raccontato nella Mulford Expedition. Un piccolo villaggio, case di legno, tutto in 300 metri. Il posto mi ha fatto un’ottima impressione, e quello che mi ha colpito era il loro spirito di “riciclare” tutto, le tende fatte con lattine vuote di birra, e ho deciso di pranzare e rimanerci un pochino. Scimmie urlatrici legate. Ma fondamentalmente era stato decretato lo stato di protezione di questi animali, ed è proibito portarli via come souvenir. 58Purtroppo i figli degli stanziali in media solo 6 per famiglia, quindi gli animali del posto, anche i protetti o i rari, vengono se non maltrattati usati come alimenti.  L’unico “ristoratore”, José, mi spiegava che nel 1995 il CI (Conservation International) riuscì a convincere il Governo della Bolivia di nominare Madidi National Park in quest’area.59 Questa è patria dell’85% delle specie di uccelli della Bolivia (11% delle specie mondiali), 75% dei mammiferi della Bolivia e il 40% dei rettili della Bolivia. Giaguari in via d’estinzione, lontre giganti, orsi, e caimani neri tutti all’interno del National Park Madidi. Era strano sentire tutto questo mentre la scimmie urlatrice legata ad un palo tentava tutto il tempo di liberarsi. Il filo intorno al collo stringeva fino a quasi farla sanguinare. Ho pensato tra me e me: Madidi, come altre aree “protette” dell’Amazzonia, sopravviveranno solo se la gente che ci vive dentro e tutt’intorno avranno un incentivo a tenere le aree protette, e se il governo si mantiene lontano.60

Ad oggi per esempio vi è in progetto la costruzione di una diga intorno al Beni, proprio all’entrata del Parco Nazionale del Madidi. Questa diga allagherà la consolidata Chalalan Lodge e le foreste pluviali circostanti. E ci sono progetti stradali in corso d’opera, mentre alcune multinazionali di idrocarburi hanno la concessione governativa per cercare ed estrarre proprio nelle aree circostanti e interne al Parco Nazionale. ..

Facendo strada con la macchina, mi sono accampato lungo una delle 100 anse naturali della montagna che si riversano nel Rio Enapurera. Purtroppo in questo tratto e in molte parti di questo Parco Nazionale vi erano allevamenti di bovini a destra e a sinistra. Finalmente ho trovato un posto, ancora con foresta pluviale primaria. All’alba migliaia di libellule si erano alzate in volo, e pareva che stessero ballando e cantando “mantenete questa foresta pluviale in vita, in modo da poter sopravvivere” …

Tra il vapore delle rocce vedevo centinaia di Characidium – caracidi che vivono soprattutto in acque bassissime, seguendo ripidi corsi di acqua che passano sopra e sotto pavimenti rocciosi.  Splendidamente fasciato con pinne pelviche molto ampie, come “mani” che usano per tenersi ancorati alle rocce delle rapide correnti acquatiche, brucando tra Aufwuchs. Ci ho impiegato ore a catturarne, pochi per giunta. Sono solo dannatamente veloci. Spero solo che sia il C. bolivianum, che Pearson ha raccolto in Tumupasa. Comunque esemplari di rara bellezza e preziosi per gli acquari.

Pearson described in 1924 a Characidium from this area, as C. bolivianum, but I cannot match his description to this beauty, which I found in fast flowing very shallow mountainous stream gliding over rocks, almost impossible to catch (note the large pectoral fins), took me 6 hours…

Pearson described in 1924 a Characidium from this area, as C. bolivianum, but I cannot match his description to this beauty, which I found in fast flowing very shallow mountainous stream gliding over rocks, almost impossible to catch (note the large pectoral fins), took me 6 hours…

Il giorno successivo mi trovai vicino a Ixiamas, con solo allevamenti e campi di riso della zona. Niente del Parco Nazionale di Madidi, né alberi né niente..Ixiamas mi ricordava una vecchia città western. Fine della linea o traccia (ho scoperto il giorno successivo). Fatta eccezione per il bestiame, il riso e la legna, nulla di buono da queste parti da scoprire. Solo un unico alojamiento(tipo di hotel) con nessuno dentro. L’Amazonas Hostal. Ma nessuno presente. Cercavo qualcuno girando tra le case, ma nessuno dentro…un vecchio uomo, infine, mi ha indicato la casa di Donna Rosalinda, che se fosse viva lei mi avrebbe dato un aiuto. Lei era la custode. Niente acqua corrente, un lenzuolo su una distesa di legni, niente doccia, niente ristoranti, ma stavano iniziando a costruire una sauna. ..

Mi fu detto che non vi erano strade percorribili verso l’Alto Madidi, ma che avrei potuto proseguire camminando lungo la riva del fiume (Madre de Dios), ma null’altro.  La mia fortuna fu, in un piccolo riscello che arrivava dalla montagna, qui  vidi lamare del blu bello, luminescente colore di pesci, simili a neon. Con il mio retino ho cercato di portarne un gruppetto in un angolo di questi 30 cm di acqua limpidissima. Una volta visti nel retino, ho realizzato che potevano essere dei Tittocharax sp. Rientrato in Italia ne ho inviati alcuni a Stan Weitzman che gentilmente li identificò come simili ai T. tambonpatensis. Questo esile tetra, che raramente supera i 12 mm di lunghezza si è riprodotto incessantemente a casa del mio amico in Germania (Peter Frech), al mio ritorno.  Migliaia e migliaia di grandi uova deposte da questo piccolissimo pesce.

Il blu di questo bellissimo Tyttocharax

Il blu di questo bellissimo Tyttocharax

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Maschio in alto, femmina in basso, coppia di Tyttocharax

Maschio in alto, femmina in basso, coppia di Tyttocharax

Ma dopo la 2a generazione le uova diminuivano drasticamente, e dopo la 3a generazione si interruppero definitivamente le deposizioni. Questo è a tutt’oggi un mistero irrisolto. All’International Zierfish & Aquarium esibiti nel 2003 a Duisburg, Germania, con la luce corretta (dal basso), 55,000 persone fecero la fila per ammirare questo autentico gioiello nuotante. Queste erano le emozioni dei miei allestimenti di corretti, autentici biotopi. Nessun acquariofilo aveva mai visto prima una meraviglia così minuta. Ma al mio ritorno in Bolivia, il letto del Rio Undumo, un affluente del Rio Beni, era coperto da pietre e milioni di farfalle. Seduto sulla riva del fiume a sognare nuovamente della mia esperneza nel Mato Grosso, quando c’era questa moltitudine di farfalle, ma anche quando volavano anche migliaia di Spix Macao sulla mia testa, estinti oggi, da quando il Governo ha deciso di proteggerli…

Mi auguro che un giorno, l’uomo, imparerà dai suoi errori. Ma più viaggio e più mi rattristo, notando quando la vita, la natura, le forme biologiche di ambiente sono sempre più rarefatte.  Pearson e Eigenmann hanno senz’altro avuto la fortuna di vedere in Sud America la natura quando presentava il meglio di sé. E posso andarne fiero, di essere stato in grado di vedere, grazie a mia madre, quel che loro hanno visto. Nessun Homo sapiens potrà più. Sono davvero contento di aver visto non nei film ma vissuto giusto in tempo la natura quando era ancora “natura”, ed è qualcosa che nessuno potrà mai portarmi via. Oggi, e le generazioni che verranno, potranno solo immaginare, o forse vedere qualcosa nei film o in una manciata di foto. Confido molto nella preservazione delle specie che io ho potuto introdurre in tutto il mondo usando l’hobby dell’acquario, così posso dividere con gli altri la responsabilità della conservazione delle specie, anche quelle provenienti dalle Yungas.

Footnote:

  • La Multiford Expedition del 1921-1922 fu organizzata da Henry Hurd Rusby per esplorare la Amazon Valley , dalle sorgenti del fiume Quime in bolivia fino alla foce del Rio delle Amazzoni in Brasile. Rusby, 70 anni, era un noto esploratore, professore presso l’Università della Colombia, e membro dello staff del New York Botanical Garden. Il finanziamento è stato erogato dalla Società HK Molford. I membri hanno scelto un percorso basato sul fatto che era un’area non ben mappata o non ben esplorata. una filosofia utilizzata dai biologi di oggi.  Come ha precisato McCreagh, “Questa scomoda passione per i percorsi sconosciuti si spiega con un semplice assioma: dove nessuno è stato mai prima. E per il corollario che gli scienziati rischiano la vita e rovinano la loro salute per il puro bisogno di consegnare sempre qualcosa di nuovo, nuove specie.” Rischiare la vita e mettere in serio pericolo la loro salute bene, lo hanno fatto. La spedizione iniziò attraversando le Ande Alte su un sentiero di montagna, passando per le Yungas Boliviane (il versante orientale delle Ande coperte dalla giungla), lungo il fiume Bopi con una zattera di balsa,e verso la città nella giungla di Rurrenabaque lungo la via del fiume Beni. Hanno cercato per le savane Beni il lago che si diceva avere uno sbocco nel fiume. Di conseguenza indietreggiarono verso Rurrenabaque. Lungo il percorso cinque degli otto esploratori persero la vita per ragioni che variano dalla stanchezza a malattie. Incluso Pearson. Era il primo anno. La restante parte si diresse verso Manaus, Brasile centrale, Rio Negro, alla volta del fiume Uaupes, e finalmente al Fiume Tiquie dove furono bloccati dalle cascate e rapide che circondavano la zona. Dopo un secondo anno di vagabndaggio, la spedizione si interruppe, quando l’ultimo membro fu ricoverato a Manaus per avvelenamento. Rurrenabaque comunque era il sito per le spedizioni più lunghe e complicate, ma anche il punto dove si potevano raccogliere una grande quantità di esemplari.

Heiko Bleher

 

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